Un aneddoto

liborio am 7. April 2006

Ludwig Wittgenstein, un filosofo austriaco nato a Vienna (1889-1951) scrisse un primo libro in cui sosteneva che una lingua è un calcolo, che le frasi sono come operazioni aritmetiche con i loro simboli funzionali (le congiunzioni, le preposizioni ecc.) e i loro numeri (le parole).
Gli fu offerto di studiare e di insegnare all’universita di Cambridge in Inghilterra.
Egli accettò. In quella città trovò un ambiente intellettuale e scientifico molto vivo. Nello stesso periodo si trovava a Cambridge anche un grande economista italiano, andato via dall’Italia perch√© antifascista: Piero Sraffa.I due si conobbero ed ebbero lunghe conversazioni.
Si racconta che un giorno la discussione tra i due diventò molto accalorata. Sraffa non era molto d’accordo con l’amico e improvvisamente fece un gesto molto tipico di Napoli, la città da cui proveniva. Aveva compiuto un gesto per manifestare la sua incertezza. Era uno di quei ‚Äúsegni‚“ molto usati a Napoli, la Firenze del linguaggio gestuale. Ora in questo linguaggio un posto di riguardo spetta alle ¬´grattatine¬ª. Chi non conosce, per esempio, la grattatina sulla testa? Quella che si fa per significare ¬´un attimo, aspetta, sto cercando di ricordare¬ª. C’è un detto di Pulcinella, la più famosa maschera napoletana che dice: ¬´Basta grattarsi la testa e ci ricordiamo anche le cose più piccole..¬ª E ci sono molti tipi di grattatine. Tra le altre la seguente: con la punta delle dita della mano destra, sfregando il mento piu volte sulla parte sinistra, dal basso in alto,. da destra verso sinistra, si esprime quasi un intero discorso che tradotto in parole, suona più o meno cos√≠: √à vero, sicuramente. . .sembra che tu abbia ragione, però c’è qualcosa che non va, ma potresti avere ragione. Eh s√≠, forse… non ci sono dubbi: Ma neanche di questo sono sicuro.
Si dice che quel giorno Sraffa si grattò il mento proprio in quel modo. E Wittgenstein impietr√¨. Da quel giorno iniziò a dubitare delle sue teorie. Il gesto che Sraffa aveva fatto era un ¬´segno¬ª che esprimeva delle cose. Ma era impossibile sezionarlo. Quale parte di esso esprimeva ¬´sicuramente¬ª quale ¬´ma¬ª quale ¬´potresti avere ragione¬ª e cos√≠ via? Nonostante tutto questo, il gesto nel suo insieme riusciva a comunicare un‘ esperienza. Quindi il ¬´segno¬ª, può essere tale senza essere una struttura matematica. L ‚importante è che è sempre qualcosa che si colloca tra persone che interagiscono. E fu cos√¨ che da quel momento Wittgenstein iniziò a riflettere su quel che c’e nelle parole e che non c’e nei calcoli, sul perch√© una lingua non è un calcolo.

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